Cos’è l’animazione sospesa (Emergency Preservation and Resuscitation)?

Posted By settedomande on Nov 22, 2019 in Cosa?


L’animazione sospesa (Emergency Preservation and Resuscitation) è un processo con il quale vengono rallentate le funzioni vitali di un essere vivente senza causarne la morte. Il 22 novembre 2019 viene reso noto dalla rivista New Scientist che per la prima volta tale tecnica è stata applicata per operare un paziente umano.
Il professor Mark Roth è uno dei pionieri di questa tecnica applicata ed è stato uno dei primi a condurre con successo degli esperimenti scientifici in tal senso: nel 2005 alcuni topi vivi sono stati posti in una camera contenente acido solfidrico e la loro temperatura e scesa fino a 13°C. Di conseguenza il loro metabolismo e sceso a un decimo.
Sempre nel 2005 scienziati dell’Università di Pittsburgh hanno dichiarato di aver riportato in vita dei cani dopo aver sostituito il loro sangue con una soluzione ghiacciata a cuore fermo. Dopo tre ore in questa condizione il loro cuore è stato fatto ripartire con un impulso elettrico e il fluido ghiacciato è stato sostituito con il sangue alla temperatura normale. Alcuni dei cani tuttavia mostravano danni al sistema nervoso e scarsa coordinazione nei movimenti.
Nel 2006 si riporta il caso di un ratto ibernato per 6 ore dal gruppo dell’Università di Bologna guidato dal professor G. Zamboni.
L’applicazione della tecnica all’uomo è riportata dalla rivista New Scientist il 22 novembre 2019. Un’equipé medica dell’università del Maryland è riuscita a mettere in stand-by i processi del metabolismo umano abbassando la temperatura corporea, in modo da dare più tempo ai chirurghi di intervenire. La tecnica, chiamata Epr (Emergency preservation and resuscitation) consiste nel sostituire il sangue del paziente, a cuore fermo, con una soluzione salina fredda per portare il corpo intorno ai 10 gradi di temperatura.
Questo blocca praticamente l’attività cellulare, evitando quindi i danni ai tessuti derivanti dalla scarsa ossigenazione. A questo punto i medici hanno due ore per operare e al termine dell’intervento il corpo viene riscaldato reintroducendo il sangue. Studi precedenti, sottolinea Samuel Tisherman, il ricercatore coinvolto, hanno dimostrato che sugli animali la tecnica permette di ‘guadagnare tempo’ per interventi che altrimenti andrebbero compiuti in pochi minuti per evitare danni cerebrali.
“Abbiamo pensato che fosse tempo di portarla ai nostri pazienti. Ora che lo stiamo facendo stiamo imparando molte cose. Una volta provato che funziona potremo espandere la tecnica per aiutare a sopravvivere pazienti che altrimenti non ce la farebbero”.