Perché?


sardineIl movimento delle sardine prende il suo nome dal fatto che le sardine stanno strette strette, l’una vicino all’altra, quando sono inscatolate. Così, gli ideatori hanno voluto dimostrare di poter raccogliere 6000 persone in Piazza Maggiore a Bologna, almeno una in più di quante poteva accoglierne Matteo Salvini nella contemporanea manifestazione al PalaDozza, che può contenerne al massimo 5570. L’idea è venuta a Mattia Santoni, 32 anni e laureato in scienze politiche. Come ha spiegato il giovane al Resto del Carlino, è nata nel corso di una notte insonne insieme a tre amici: Roberto Morotti, 31 anni, ingegnere, Giulia Trappoloni, 30 anni, fisioterapista e Andrea Garreffa, 30 anni, guida turistica. E, a dire il vero, il tam-tam che sono riusciti a innescare i 4 giovani ha superato le più rosee aspettative: il 14 novembre 2019 si sono ritrovati in circa 14000 (ben oltre i 6000 a cui si mirava) a Bologna a manifestare contro Matteo Salvini e la candidata leghista alla presidenza della regione Lucia Bergonzoni.

Dopo Bologna è stata la volta di Modena dove gli anti Salvini sono stati 7000 stretti come sardine in Piazza Grande. Anche in questo caso l’antileghismo era tutto indirizzato a boicottare la candidatura della Borgonzoni alla guida della regione. Cercando in rete “sardine” compare tutta una serie di eventi in gran parte dell’Italia: Roma, Firenze, Torino, Rimini.

“Nessun insulto, nessun simbolo, nessun partito” ricorda Santoni. Come ricorda qualche post nella pagina Facebook “Le sardine vogliono un mondo migliore:

S come solidarietà

A come accoglienza

R come rispetto

D come diritti umani

I come Intelligenza

N come non-violenza

A come antifascismo e allegria”.

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Le cicogne sono grandi uccelli capaci di compiere lunghissime migrazioni volando molto alte nel cielo.

Nidificano prevalentemente in Europa in marzo e aprile, ma durante il periodo invernale migrano in Africa alla ricerca di climi più miti. I nidi si trovano solitamente su alti edifici, comignoli, campanili e tralicci dell’alta tensione. L’immagine della cicogna è legata alla fama di uccello che porta i bambini ai papà  e alle mamme; la credenza deriva da alcune leggende nordiche e si può spiegare con il fatto che questi uccelli dal volo lento e armonioso sembrano provenire da molto lontano, come da un cielo misterioso.

Un tempo, all’interno delle abitazioni il riscaldamento era scarso per i suoi costi troppo elevati e all’arrivo della primavera, quando le cicogne rientravano in Europa dal continente africano, soltanto dai camini nelle cui case c’era un neonato usciva il fumo, segno che il camino tirava e il fuoco era acceso.

Le cicogne, in cerca di calore per i loro nidi, sceglievano quelli funzionanti. Per questo le persone associarono la presenza del neonato al nido della cicogna.

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Le vie a Venezia si chiamano calli (calli larghe, callette, calleselle); il termine deriva dal latino “callis” che significa sentiero, viottolo.

Sono rimaste alcune eccezioni per le quali è usata l’antica parola italiana “ruga” o “rughetta” oppure, ad alcune larghe e recenti, ci si riferisce con il termine “via”.

Oltre alle calli, ci sono anche molte altre parole che indicano luoghi tipici veneziani:

  • campo: era un luogo largo e spaziosi dove anticamente, essendo non selciato, erano anche coltivate frutta e verdura;
  • salizada: indica la prima delle vie della zona pavimentate in selce;
  • lista: indica le vie dove alcune pietre bianche poste a terra segnavano il limite dell’immunità diplomatica davanti al palazzo di un ambasciatore;
  • piscina: indica un luogo dove esisteva uno specchio d’acqua che si inondava durante l’alta marea; essa portava con sè dei pesci i quali rimanevano improgionati e si potevano raccogliere con la bassa marea, dopo che l’acqua era defluita;
  • rio terà: indica una strada pedonale costruita sopra ad un canale interrato;
  • ramo: indica una strada laterale minore di una calle, solitamente senza uscita (murata o con lo sbocco su un canale)

I nomi delle calli sono spesso indicativi di:

  • lavori eseguiti: calle del forno, calle del tagiapiera, calle del pestrin, calle dei fabbri, calle dei botteri, calle del spezier, calle delle rasse, calle de la corda;
  • altari o capitelli: calle del Cristo, calle della Madonna,Calle del Paradiso;
  • nomi di famiglie nobiliari: calle Dolfin, calle Benzoni, calle Da Ponte, calle Vallaresso, calle Bressana, calle Cremonese, calle Cavalli, Calle Priuli dei cavalletti;
  • di fatti di rilevo accaduti: Calle del Perdon, Calle dei Assassini.

La larghezza delle calli va dai 60cm agli 8 m. Una delle calli più strette di Venezia è Calle Varisco, larga appena 53cm. Una calle stretta e posta in un luogo poco trafficato non crea problemi; ci sono tuttavia calli larghe 65-70cm che sono poste in punti nevralgici della città e per le quali è necessario percorrerle in senso unico alternato. Questo significa che per un periodo vengono percorse in un senso che poi viene rovesciato per permettere il passaggio delle persone nel verso opposto. Un esempio può essere la calle che da Campo Santa Maria Mater Domini va verso la Ferrovia oppure una calle vicino all’imbarcadero di Rialto che taglia verso Campo San Bartolomeo.

La larghezza esigua di alcune calli è dovuta al fatto che quando venivano concessi i permessi di costruire, la Repubblica obbligava i proprietari a lasciare un passaggio tra una costruzione e l’altra. Ovviamente si cercava, ove possibile, di lasciare lo spazio minimo necessario per una persona, non di più.

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Di una persona particolarmente coraggiosa si dice che “ha fegato“. Il fegato infatti è simbolo di coraggio: gli antichi pensavano che fosse la sede della forza e della caparbietà. Esso è il solo organo del corpo umano capace di una rigenerazione quasi totale. Se, per esempio, in un intervento chirurgico una parte è asportata, nel giro di pochi mesi il corpo la reintegra totalmente.

Mito

Così si spiega la leggenda di Prometeo, il titano mitico progenitore degli uomini, condannato da Zeus a un terribile supplizio per aver rubato il fuoco agli dei. Sulle rupi della Scizia, Efesto, su ordine di Zeus che è irato col titano perché ha disubbidito più volte ai suoi ordini, incatena Prometeo alla roccia. Il vecchio Oceano accorre sulla rupe per cercare di mettere pace tra Zeus e Prometeo, ma non ci riesce. Prometeo, anzi, rivela a Zeus di conoscere una profezia segreta sul destino del sovrano celeste, che nemmeno la pena più atroce lo costringerà a svelare. Zeus, furente, fa sprofondare il titano negli abissi al centro della Terra, in un tremendo terremoto. Un’aquila, mandata sempre da Zeus, infliggerà a Prometeo un atroce supplizio, rodendogli il fegato che, durante la notte, si riformava per essere di nuovo divorato il giorno dopo.

Iconografia

Nelle opere artistiche, il Titano è generalmente raffigurato nudo e legato a una roccia, mentre un’aquila gli divora il fegato. Nella scena si può scorgere una fiaccola accesa, simbolo della sua colpa e della sua punizione. Meno frequentemente l’eroe è ritratto davanti a una statua dalle fattezze umane, che talvolta poggia su di un piedistallo. In un’altra versione iconografica l’eroe, dopo aver rubato il fuoco, avvicina una torcia accesa alla statua per darle la vita. La commistione dei due episodi, in realtà indipendenti tra loro, è stata letta in chiave allegorica: la figura della statua rappresenta l’uomo toccato dalla grazia divina.


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Lo Stato Italiano, nel 1947, decise di rendere festivo il giorno dopo il Natale porgendo i suoi omaggi a Santo Stefano, esempio di dedizione e sacrificio, nonchè modello per i fedeli.

Stefano era ebreo di nascita ed è il protomartire cristiano. Egli è stato il primo ad aver sacrificato la sua vita per testimoniare la propria fede in Cristo e per la diffusione del Vangelo.

Si decise di porre nei giorni seguenti alla nascita del Figlio di Dio i cosiddetti “comites Christi“. Queste sono le persone più vicine nel suo percorso terreno e che per prime ne hanno reso testimonianza con il martirio.

Proprio per questo la celebrazione di Santo Stefano avviene il 26 dicembre e, a seguire, San Giovanni Evangelista, il 27 dicembre.

Il giorno di Santo Stefano è festeggiato anche in Austria, Irlanda, Danimarca, Catalogna, Croazia, Romania, Città del Vaticano, Germania, Irlanda, San Marino e Svizzera italiana.

Vita

Il giovane Stefano apparteneva alla prima comunità cristiana, che applicò integralmente la “carità fraterna”. I suoi appartenenti mettevano i loro beni in comune con gli altri e distribuivano equamente quanto bastava per il sostentamento giornaliero. Quando la comunità crebbe, gli apostoli affidarono il servizi di assistenza giornaliera a sette ministri della carità detti diaconi. Tra questi c’era il giovane Stefano che, oltre a occuparsi dell’amministrazione dei beni comuni, si prodigava nell’annuncio della buona novella.  Il suo fervore era tale da indurre i Giudei a catturarlo, portarlo nel Sinedrio e a condannarlo alla lapidazione. Durante l’esecuzione Stefano, primo Martire, pronunciò le stesse parole di Gesù sulla croce: “Signore, non imputar loro questo peccato”.
Nel 415 il prete Luciano ritrovò le sue reliquie. Il luogo esatto del ritrovamento gli venne suggerito in sogno da un vecchio con una lunga barba bianca e con in mano una bacchetta d’oro. Il corpo del Santo, ridotto in cenere con le sole ossa presenti, è stato portato a Gerusalemme.

Iconografia

Santo Stefano è rappresentato giovane e in abiti da diacono, con la dalmatica o il camice e la stola indossata di traverso (ma può avere anche la tonsura monacale, specie se si tratta di raffiugurazioni medievali.

Gli attributi presenti nella raffigurazione di Santo Stefano sono le pietre con cui è stato lapidato a cui sono spesso aggiunte la palma del martirio e il libro. È considerato protettore dei diaconi, dei frombolieri, dei muratori, degli scalpellini, dei selciatori e dei tagliapietre.


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Perché il mare è salato?


Posted By on Ott 26, 2018 in Perché?

Le acque del mare sono salate perché al loro interno si disciolgono varie sostanze. In particolare si trova il cloruro di sodio, ovvero il comune sale da cucina.

In origine l’acqua del mare era dolce come quella dei fiumi. Poiché il suolo è composto di diverse sostanze minerali, quando un fiume scorre verso il mare, riversa inevitabilmente nelle acque marine le sostanze sedimentate sul terreno che trascina con sé. Un corso d’acqua che nasce da una montagna è quindi di per sé dolce, ma altera la sua salinità via via che prosegue verso il mare. Questo processo avviene continuamente e ciò significa che la concentrazione di sale nei mari, seppure impercettibilmente, è destinata ad aumentare in maniera costante. Il sale infatti non evapora insieme all’acqua perciò, mentre la pioggia continua a essere dolce, i nostri mari diventano sempre più salini. Mediamente per ogni litro d’acqua presente nell’oceano sono disciolti 35 grammi di sale; una quantità che, se sommata, formerebbe sulle terre emerse una patina di sale alta centocinquanta metri.


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Come riporta il National Geographic, i gatti ritengono che il cetriolo possa essere un predatore, come ad esempio un serpente. Molti sono i video che riprendono i gatti scappare impauriti alla vista di un cetriolo posto di nascosto alle loro spalle mentre stanno mangiando. I gatti considerano l’ambiente domestico, e ancor più lo spazio attorno alla ciotola, un luogo sicuro e immune da pericoli o minacce e vengono colti alla sprovvista dall’improvvisa apparizione. La risposta è la fuga o la lotta; di certo un inutile stress al quale sottoporre l’animale.


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